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La tromba d’aria del 28 novembre 2012 in Valle d’Itria

L’anno 2012 sarà ricordato anche per la tromba d’aria che il 28 novembre ha interessato il territorio della Valle d’Itria con tracce evidenti nei territori di Martina Franca e Locorotondo. Gli effetti al suolo in termini di danni sono stati documentati dai mass media e da reports amatoriali presenti sul web. Utilizzando la scala Fujita, che classifica il tornado in base alla velocità massima del vento nel turbine o in alternativa in maniera empirica considerando i danni procurati, l’evento è da classificarsi F1, (in una scala compresa tra F0, danni meno intensi con alcuni rami spezzati e piccoli oggetti spostati, e F5, velocità dei venti nel turbine superiore a 450 Km/h e distruzione totale di tutti i manufatti al suolo). La classificazione F1 riferita alla scala Fujita, utilizzata in ambito internazionale, si è basata sui danni procurati che nella maggior parte dei casi sono stati: cartelli stradali divelti, rami spezzati e alberi di alto fusto sradicati, comignoli danneggiati, mezzi pesanti in sosta spostati. Da un’attenta e diretta analisi degli effetti al suolo si è potuto risalire al percorso seguito dalla tromba d’aria. Il turbine che ci ha interessato è lo stesso che ha devastato la città di Taranto (zona Ilva),provenendo dal Mar Jonio dove si era formato, e si è manifestato con intensità stimata F2-F3. Dopo il passaggio in valle d’Itria il turbine ha proseguito il proprio moto verso i territori di Fasano e Monopoli (zona Capitolo) per poi dissolversi in Mare Adriatico. Il percorso stimato sulla terraferma è stato di circa 70 Km, risultando tra i più lunghi percorsi di cui si abbia notizia sul territorio Italiano nell’ultimo secolo.

rurale
Tromba d’aria in Valle d’Itria foto scattata da Locorotondo in direzione ovest

Volendo analizzare per grandi linee le probabili cause che hanno generato la tromba d’aria dobbiamo considerare la circolazione atmosferica al suolo ed in quota sul Mediterraneo centrale.

analisi quota
Fig.2 Analisi in quota del 28/11/2012 alle ore 07 locali
Fig.1 Analisi al suolo del 28/11/2012 alle ore 07 locali
Fig.1 Analisi al suolo del 28/11/2012 alle ore 07 locali

 

Nelle prime ore del 28 novembre era presente a livello del mare una bassa pressione centrata sui mari prospicienti la Sardegna. Il moto antiorario dei venti che caratterizza la bassa pressione (Fig.1) ha orientato gli stessi da sudest (Scirocco) richiamando aria calda e molto umida dal Nord Africa e dal Mediterraneo meridionale. Il Mare Jonio mostrava temperature superiori alla media e quindi conferiva ulteriore energia sottoforma di calore sensibile e latente ai bassi strati dell’atmosfera. I venti si sono presentati particolarmente intensi sul Mare Jonio tra Salento e Calabria con velocità media 50-60 Km/h e raffiche fino a 80-100 Km/h (vettori verdi e gialli in figura) a causa del forte gradiente di pressione esistente tra Grecia e Sicilia. In quota (Fig.2) era presente una saccatura il cui centro si posizionava tra le Isole Baleari e La Corsica (rappresentato dal trattino presente all’interno della isolinea 284 decametri geopotenziali (damgp) nella Fig 2) e che determinava un intenso flusso da sud-sudovest sulle regioni meridionali relativamente più secco con velocità elevate (fino a 110-130 Km/h) a partire dai 2000-3000 metri di altezza. L’impatto del flusso d’aria con i rilievi della Sicilia (Monti Nebrodi-Peloritani) e della Calabria (Aspromonte e La Sila) ha determinato un flusso turbolento in media ed alta troposfera con l’insorgenza di vortici (come esempio possiamo considerare l’andamento sinuoso della linea 300 damgp della Fig.2 che mostra delle ondulazioni).

I forti venti da sudest sul Mar Jonio hanno spinto la massa d’aria calda e particolarmente umida sul settore orientale del massiccio de’ La Sila constringendola a sollevarsi. La concomitante presenza d’ aria relativamente più secca in quota e il moto turbolento dei forti venti ai livelli superiori hanno esaltato le condizioni di instabilità verticale della colonna d’aria favorendo il formarsi di nuvolosità a forte sviluppo verticale con insorgenza delle nubi temporalesche (cumulonembi).

Fig.3  Immagine composta radar/satellite del 28/11/2012 alle ore 10 locali
Fig.3 Immagine composta radar/satellite del 28/11/2012 alle ore 10 locali

Dalla Fig.3 si nota la fascia rossa ad est del massiccio della Sila che indica intensi rovesci di pioggia dovute alle nubi temporalesche. I nuclei temporaleschi trasportati dalle intense correnti sudoccidentali in quota hanno interessato successivamente il Golfo di Taranto raggiungendo la costa tarantina. Interessante notare dalla Fig.3 la presenza, sul bordo sinistro dell’ammasso colorato celeste-verde in pieno Golfo di Taranto, di protuberanze indicanti la probabile presenza di vortici ad asse verticale. Questa situazione dinamica può aver indotto un moto rotatorio in senso antiorario al cumulonembo (nube temporalesca) che ha cominciato a ruotare sul proprio asse verticale trasformandosi in un mesociclone. La rotazione della parte medio-alta del cumulonembo si è propagata verso i più bassi livelli confinandosi in un’area limitata della base della nube (alcune centinaia di metri) generando un violento moto vorticoso in cui la massa d’aria calda ed umida presente sul mare è stata violentemente aspirata verso l’alto sollevando acqua dalla superficie marina e creando quindi una tromba marina. Dalle foto fatte poco prima dell’arrivo del turbine sul porto di Taranto si può notare come esso era già formato nella zona di mare antistante la città. Successivamente il turbine ha raggiunto la costa entrando dal 4° sporgente del porto di Taranto (causando danni ed una vittima) e devastando la zona dell’Ilva. Per i danni causati l’intensità stimata è stata F2-F3 (probabile velocità del vento nel vortice compresa tra 180-320 Km/h). Con la medesima intensità, e con un diametro al suolo di circa 100-150 metri, il turbine ha interessato il comune di Statte ed il lato ovest di Crispiano. Successivamente ha dissipato parte della sua energia distruttiva nel suo percorso sulla terraferma e lungo il ripido versante delle Murge che dalle campagne di Crispiano risale verso la Riserva regionale delle Pianelle in territorio di Martina Franca. Il tornado, rimanendo sempre legato alla nube temporalesca che l’aveva generato, dopo il passaggio in Valle d’Itria con intensità F0-F1 e diametro stimato tra 80-100 metri, ha interessato successivamente i territori della Selva di Fasano proseguendo il proprio moto verso la zona pianeggiante e costiera meridionale del territorio di Monopoli, località Capitolo, anche qui con intensità stimata F0-F1 in base ai danni causati, proseguendo e dissolvendosi nel Mare Adriatico.

Fig.4  Cella temporalesca generante la tromba d’aria presente sulla Valle d’Itria relativa alle ore 11.15 locali
Fig.4 Cella temporalesca generante la tromba d’aria presente sulla Valle d’Itria relativa alle ore 11.15 locali

 

La Fig.4 evidenzia la presenza del nucleo temporalesco tornadogenico (colore giallo arancio) presente in Valle d’Itria seguito da una temporanea schiarita di forma sub circolare.

Il passaggio della tromba d’aria è ben documentato anche dall’andamento della pressione atmosferica rilevata dalle stazioni meteo dell’Associazione Meteo Valle d’Itria. La possibilità di rilevare i dati ogni cinque minuti, permette di descrivere l’andamento della pressione atmosferica. In Fig 5 si nota un improvviso e repentino calo della pressione rilevata dalla stazione di Locorotondo con minimo alle 11.15 locali, seguito da un rapido aumento. Questo andamento della pressione è dovuto al passaggio della tromba d’aria in prossimità (qualche chilometro) di Locorotondo. Confrontando i dati di pressione delle stazioni di Martina Franca, Locorotondo, e Fasano (Fig.6) si può notare come il repentino calo di pressione seguito dall’improvviso aumento è stato registrato alle 11.10 a Martina Franca, alle 11.15 a Locorotondo, alle 11.25 a Fasano. Il turbine ha interessato i settori occidentali e settentrionali dei comuni di Martina Franca, Locorotondo, Fasano.

 

Fig.6  Confronto della pressione atmosferica tra diverse stazioni
Fig.6 Confronto pressione atmosferica tra diverse stazioni
Fig.5  Andamento della pressione atmosferica su Locorotondo
Fig.5 Andamento della pressione atmosferica su Locorotondo

 

Località poste a nord dell’area di passaggio del turbine quali Alberobello e Monopoli non hanno risentito di questa diminuzione repentina della pressione, al contrario hanno registrato un temporaneo aumento della pressione probabilmente legato alla fredda corrente discendente dal cumulonembo che ha generato forti rovesci. Infatti su Alberobello negli stessi minuti si verificava una precipitazione violenta con intensità massima (rain rate) 395.5 mm/h. Sia su Alberobello che su Monopoli la sequenza della precipitazione è stata di pioggia di moderata intensità, pioggia di forte intensità, grandine piccola-media taglia (1-2 cm) di forte intensità il tutto in circa 15 minuti con drastica attenuazione dei fenomeni. La presenza della tromba d’aria associata al nucleo temporalesco la sequenza e distribuzione del tipo di precipitazione (pioggia e poi grandine) permettono di classificare la nube temporalesca come supercella.

Questo fenomeno, per quanto non frequente, ha un precedente nel nostro territorio. Infatti in letteratura scientifica (in “LA TERRA DEGLI URAGANI” trombe d’aria in Salento 1467-2005 di Gianfreda/Miglietta/Sansò ed. COLIBRI) e nelle cronache della Gazzetta del Mezzogiorno del 13 settembre 1937 c’è notizia di un evento molto simile. Anche in quella occasione si è trattata di una tromba d’aria proveniente dal Mare Jonio che interessò il settore occidentale del territorio di Taranto dirigendosi verso Palagiano, Mottola, Massafra e risalì verso le campagne di Martina Franca e Locorotondo, dove i danni furono ingenti, e successivamente investì i territori di Fasano e la zona Capitolo di Monopoli. L’aver individuato un fenomeno simile nel passato ci permette di considerare questo fenomeno come generato da particolari situazioni meteorologiche che possono verificarsi nel nostro territorio con tempi di ritorno decennali e quindi non imputabili solo ed esclusivamente come conseguenza di variazioni climatiche o conseguenza dell’inquinamento ambientale della zona di Taranto.

Dott. geol. Francesco Montanaro

 

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